Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
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Redazione (pubblicato il 26/01/2018 alle 11:27:38, nella sezione
LIBRI, 679 letture)

Sabato 10 febbraio alle ore 18,30 presso i locali della Mediterranea Art Gallery di via Dione 21 la Libreria Gabò organizza un incontro con la scrittrice Romana Petri, traduttrice e critico letterario, autore del romanzo "il mio cane del Klondike", Neri Pozza Editore. In questo romanzo si racconta la storia vera di una giovane insegnante alle prese con un lavoro precario, che porta a casa un cane abbandonato trovato in strada con un collare d’acciaio che nel frattempo si è fatto un po’ stretto. In una afosa giornata di settembre, una di quelle che aspettano una pioggia già in ritardo, i due si incontrano. Osac, il cane, è riverso a terra contro il marciapiede, più morto che vivo. Lei, la donna, sta per salire in macchina, ma quando lo nota, si ferma e decide di prenderlo con sé. Il loro incontro sembra scritto nel destino, ma Osac non è un cane come gli altri. Ingombrante, indisciplinato, scontroso e selvatico, è senza mezze misure e sembra arrivare direttamente dal selvaggio Klondike. Non è, tuttavia, un cane da slitta. È uno di quei cani indomabili che vivono sempre fuggiaschi, che sentono il «richiamo della foresta» e faticano a lasciarsi addomesticare. Il terrore dell’abbandono si è riversato nei suoi occhi, dandogli un’aria forsennata, infernale. Un animale primitivo che non riesce ad accettare interferenze nel rapporto esclusivo e assoluto che instaura con la sua salvatrice, amata in modo morboso, senza riserve. Fino a quando la notizia di una gravidanza inaspettata stravolgerà, nuovamente, la sua vita. Dopo aver dato voce alla figura del padre ne "Le serenate del Ciclone" Romana Petri torna a raccontarsi attraverso gli occhi di un altro «gigante» buono: il selvaggio Osac, un cane che, con la sua furia ribelle, sembra uscito da un libro di Jack London. Di questa affascinante opera narrativa, dedicata al complesso rapporto tra umani e animali, parlerà con l'autrice Giusi Norcia.
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Redazione (pubblicato il 14/01/2018 alle 19:44:01, nella sezione
LIBRI, 749 letture)

Martedì 30 gennaio presso la libreria Open di Milano, in via Monte Nero 6 alle 19, avrà luogo la prima presentazione del libro "I signori della notte. Storie di vampiri italiani" (edito da Morellini e in uscita il 18 gennaio) curato dallo scrittore siracusano Luca Raimondi. Presentatore di eccezione il prefatore dell'antologia, il noto scrittore milanese Andrea G. Pinketts. Presenti anche diversi altri autori illustri, da Fabio Celoni a Danilo Arona, da Silvana La Spina a Sacha Naspini, da Fabio Mundadori a Lea Valti, nonché l'esordiente Giuseppe Maresca. Da non dimenticare naturalmente gli altri autori che saranno presenti in altre date: Gianluca Morozzi, Stefano Pastor, Angelo Orlando Meloni, Maurizio Cometto, Nicola Lombardi, Fabio Lastrucci, Stefano Amato. 15 autori per 14 racconti dedicati al mito del vampiro: questa è l'antologia "I signori della notte. Storie di vampiri italiani" a cura di Luca Raimondi con prefazione di Andrea G. Pinketts. Il 30 gennaio sarà quindi una serata per parlare del vampiro, della sua storia, del suo essere ancora un personaggio attuale, sebbene abbia cambiato le sue vesti. Dal Nord Italia alla Sicilia i vampiri si muovono indisturbati tra la folla cittadina superando i confini del tempo, mietendo vittime silenziosamente. Questo il fantastico assunto da cui si muovono i racconti di questa interessante antologia.

Organizzata dalla "Casa del Libro Mascali" di Marilia Di Giovanni, sabato 13 gennaio ha avuto luogo la presentazione del libro di Francesco Merlo “Sillabario dei malintesi” (ed. Marsilio) nel gremitissimo Salone Amorelli dell’Inda, palazzo Greco, in corso Matteotti a Siracusa, introdotto da Daniela Sessa e Pucci Piccione. Interventi al pianoforte di Omar Giardina. Cos’è “Sillabario dei malintesi”? Merlo nell’introduzione scrive “Qui non ci sono biografie, ma codici. Non le vite di De Gasperi e Togliatti, ma la sintassi di Indro Montanelli e di Eugenio Scalfari, che sono stati la mano destra e la mano sinistra del giornalismo italiano del Novecento. Non sono un loro allievo; li ho frequentati quando non erano più direttori, devo loro solo l’amicizia che mi hanno concesso. Diversi e avversari, i due grandi italiani del giornalismo si somigliano. Di sicuro sono gli ideali custodi di una grammatica che si sta irrimediabilmente guastando e che è la grammatica di questo libro”. Tra le voci del sillabario di Merlo troviamo citati luoghi, personaggi e fatti storici e di cronaca. Domina nel libro la memoria, unica parola non presente nel sillabario ma che di questo è la cifra. Francesco Merlo, giornalista di Catania, per tredici anni inviato a Parigi, è stato diciannove anni al «Corriere della Sera» e dal 2003 alla «Repubblica». L’Italia e il linguaggio italico sono i principali protagonisti della militanza di Francesco Merlo nel giornalismo, un mestiere «che si sta irrimediabilmente guastando». L’autore prova a comporre la storia d’Italia dal dopoguerra a oggi associando parole invece di date e luoghi. Questo sillabario propone un metodo e, alla fine, scopre che le parole non somigliano alle cose che nominano, e che dunque la storia d’Italia è una storia di malintesi.
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Redazione (pubblicato il 07/01/2018 alle 10:15:56, nella sezione
EVENTI, 822 letture)

Nella suggestiva cornice del locale "La dolce vita" di Priolo Gargallo si è svolta la cerimonia di premiazione della mostra collettiva a tema organizzata da Marisa Leanza che ha visto la partecipazione di numerosi artisti che hanno creato per l'occasione un'opera d'arte sui toni della scala di grigi con appena un inserimento di rosso, quadri suggestivi ispirati da un periodo d'oro della cinematografia italiana degli anni 60 che ebbe come protagonisti Federico Fellini, Marcello Mastroianni, Anita Ekberg e tanti altri nomi prestigiosi del cinema nazionale. Il critico d'arte Raimondo Raimondi ha presieduto la giuria composta anche dal pittore Angelo Moncada e dal maestro Paolo Greco ed ha assegnato il primo premio-acquisto alla pittrice Gaia Sandovalli con la seguente motivazione: "L'interpretazione fatta dalla pittrice del famoso bacio cinematografico nella fontana di Trevi tra Marcello Mastroianni e Anita Ekberg nel film di Federico Fellini del 1960 "La dolce vita", dimostra a tutti noi come l’arte possa essere lo strumento per una riconquista di ingenuità, una via per recuperare il senso di antichi stupori, di inquietudini non sopite, di felicità fanciullesche mai scordate. Può essere anche il mezzo per trasferire in un non-luogo, in un giardino della mente, in una terra di mezzo, sogni e ricordi di un'epoca più felice che aiutano a vivere il difficile quotidiano presente". Segnalati anche gli artisti Armando Nigro, Luca Barbera e Maria Teresa Toro. Il critico Raimondo Raimondi ha detto nel discorso introduttivo che "organizzatori di mostre collettive come questa, garantiscono il tessuto connettivo delle categorie artistiche e sono parti integranti di un mondo che richiede competenza e studio per passare velocemente dal quadro da salotto alla vera e propria opera d'arte, che ancora oggi, in questo momento di crisi, è possibile ammirare e acquistare, cosa che risulta nel tempo remunerativa, consentendo per di più di finanziare la crescita artistica di giovani pittori che potrebbero essere i protagonisti delle cronache d’arte di domani".