Sempre più discussa la sentenza della Corte Europea del 3 novembre 2009, secondo la quale la presenza dei crocefissi nelle aule scolastiche costituisce “una violazione del diritto dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni” e una violazione alla “libertà di religione degli alunni”. Ci sentiamo un po’ traditi pensando che questo simbolo religioso è il simbolo dell’ amore universale, un simbolo non di esclusione ma di accoglienza e di tolleranza. E’ assurdo che ci venga negato di esporre i simboli più cari, legati ai ricordi della nostra infanzia, alle nostre più profonde radici culturali. Il crocifisso non genera nessuna discriminazione. Dinanzi ad esso si osserva un rispettoso silenzio. È l'immagine della rivoluzione cristiana che ha sparso per il mondo il principio di eguaglianza tra gli uomini. In Italia il Consiglio di Stato nel 2006 aveva già ritenuto legittime le norme che prevedono l'esposizione del crocefisso nelle scuole, affermando che questo non assume valore discriminatorio per i non credenti perché rappresenta “valori civilmente rilevanti e, segnatamente, quei valori che soggiacciono e ispirano il nostro ordine costituzionale”. In effetti la sentenza della Corte di Strasburgo con l'intento di voler tutelare i diritti dell'uomo, finisce per mettere in discussione le radici sulle quali quegli stessi diritti si fondano, disconoscendo l'importanza del ruolo della religione, in particolare del cristianesimo, nella costruzione dell'identità europea e nell'affermazione della centralità dell'uomo nella società. Oggi più che mai è necessario avere il coraggio di sancire e ribadire la nostra identità, oggi che i fondamenti del cristianesimo sono messi a dura prova è fondamentale sentire l’orgoglio di essere cristiani. Non è giusto vietare ai cattolici e ai cristiani di esporre un simbolo sotto la cui ombra si è costruita una Europa tollerante, che difende i diritti individuali e la dignità di ogni essere umano, perché la laicità è uno stato, una condizione, non una negazione di valori scolpiti nel profondo di ognuno di noi. Proprio nella scuola, luogo deputato all’educazione dei futuri cittadini, il simbolo della cristianità rappresenta un punto di riferimento per i giovani che vanno formando le proprie coscienze ai valori morali che dovrebbero animare una società civile. La sentenza, infine, ferisce la sensibilità di milioni e milioni di italiani e di cattolici, mina le fondamenta stesse della nostra civiltà e addirittura è contraria alla legislazione italiana e alla nostra Carta Costituzionale nella quale i diritti fondamentali sono garantiti e difesi”.